mercoledì 13 gennaio 2010

Maurice Ravel,
Trio in la minore

L'inizio del primo movimento è un invito sommesso e ineludibile: una volta ascoltato non lo dimentichi mai più. Pestelli dice che il modo migliore per conoscere questo Trio è "ascoltarlo dopo una fiera batosta, oppure storditi di stanchezza, con la testa che ronza a vuoto, gli occhi pesti e i nervi ancora tutti drizzati e indoloriti"; così facendo "la nostra sensibilità si riempie di un'essenza nuova e preziosa che di colpo fa scomparire ogni contingenza oscura, materiale, vergognosa." E' una musica capace di rendere leggero e impalpabile ogni peso del cuore, una porta per passare in un universo retto da leggi diverse. Io sto ascoltando la rimasterizzazione di un'incisione storica, il Trio di Bolzano (Montanari, Carpi, Amadori) del 1954, piena di sentimento.

Nel 1914 Ravel ha quasi 40 anni. Ha già scritto molte cose importanti e ha cercato un linguaggio che possa essere espressione del nuovo, come altri suoi maestri e colleghi, Fauré, Debussy. Ma le forme, le forme della tradizione incombono; non possono essere perennemente eluse, reclamano un tributo. E Ravel scrive un Trio che è davvero un trio, in quattro movimenti, il primo e l'ultimo dei quali in forma-sonata, come prescrivono le regole di scuola. Ma che è anche (o soprattutto?) altro: è sogno, evanescente e impalpabile simbolo, e unisce idealmente musica e poesia, passato e presente, così come vogliono i simbolisti. Il secondo movimento si intitola infatti Pantoum, una forma poetica usata da Baudelaire in Harmonie du Soir, una delle più note poesie dei Fleurs du Mal; il terzo movimento è una Passacaglia, forma di danza barocca che si basa su un tema, un tenor, enunciato una prima volta (qui dal pianoforte) e poi sempre ripetuto come base su cui si sviluppa tutto il resto.

Nulla meglio delle parole di Baudelaire possono rendere il senso di questa musica. Eccone un frammento:

Le violon frémit comme un coeur qu'on afflige,
Un coeur tendre, qui hait le néant vaste et noir !
Le ciel est triste et beau comme un grand reposoir ;
Le soleil s'est noyé dans son sang qui se fige.

P.S. Mi dicono che questo Trio sia la colonna sonora di Un cuore in inverno, film francese con Daniel Auteuil e Emmannuel Béart, diretto da Claude Sautet nel 1992. Sarà la buona occasione per vederlo...

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