lunedì 4 gennaio 2010

Franz Joseph Haydn,
La creazione

Avevo ascoltato questo oratorio tanti anni fa a Santa Cecilia, si era ancora all'Auditorio Pio, e ne avevo un ricordo ormai nebuloso ma ricco di gioia e di stupore. Ieri ho scartabellato tra i vecchi programmi di sala che conservo nei meandri della mia libreria e, praticamente al primo colpo, impolverato ma decisamente intatto, ho trovato il fascicoletto, con la data del concerto (29 marzo 1998!) e un bel saggio di Bruno Cagli che mi sono goduta come lettura della buonanotte.

Vienna 1798 è la data della prima esecuzione, quasi al centro esatto tra il fatidico 1790, anno in cui Haydn, ormai famosissimo, lascia i suoi protettori Esterhazy e si dedica alla musica da libero professionista e il 1809, anno della sua morte. Venti di tempesta agitano l'Europa: la Rivoluzione francese inizia nel 1789 e a seguire la folgorante parabola napoleonica che sconquassa il continente per ripiegarsi poi bruscamente nel congresso di Vienna (ancora Vienna!) del 1814. In tutto questo, un musicista ormai anziano - perchè nel Settecento a 58 anni si era anziani - e all'apice della sua fama al punto che può permettersi di comporre ciò che vuole, si immerge in uno dei misteri che avvolgono l'umanità, la creazione, e si sforza di farne una musica che resti per sempre, così come il suo soggetto. E in questo lungo sforzo creativo trova e comunica gioia e stupore, fiducia e reverenza.

Dice bene Pestelli: "Haydn è il vero cantore dell'illuminismo religioso rappresentato dalla poesia di Klopstock: dimenticato è il dramma luterano del peccato originale e della corruzione; Dio è buono non perchè è misericordioso, ma perchè ha posto l'uomo al centro dell'universo, esaltandolo proprio nel suo essere creatura." Conciliare i due opposti, illuminismo e religione, è qualcosa che può riuscire solo ai grandi (Manzoni?) e Haydn ci riesce: lo stupore con cui dipinge di suoni i sei giorni della creazione, l'apparire della luce dal buio caos, il materializzarsi di piante e animali e infine l'apparire dell'uomo nel suo essere maschio e femmina, Adamo ed Eva, non sono in contrasto con la fiducia in un luminoso futuro il cui accento non è posto sulla sofferenza ma sulla gioia. Quella gioia che lui stesso provava nella preghiera, come confida in una lettera (forse?, è nel saggio di Cagli):

"Ho pregato Dio non come un povero peccatore disperato, ma con calma e sommessamente. Io sento che un Dio eterno avrebbe sicuramente pietà delle sue creature mortali, e perdonerebbe alla polvere di essere polvere. Questi pensieri mi hanno rassicurato. Ho provato una gioia sincera e una grande fiducia; volendo esprimere il contenuto della preghiera non ho potuto soffocare la gioia, ma ho lasciato sfogare i miei sentimenti di felicità e sul Miserere ho indicato Allegro."

Ascolto la stessa edizione commentata da Pestelli, Bernstein dirige Orchestra e Coro della Bayerischen Rundfunk, un'incisione del 1987, acquistata stamattina da Feltrinelli, affrontando la pioggerella sottile che bagna Roma e che forse appena fuori del raccordo è già neve. Bizzarra e grandiosa colonna sonora, La Creazione mi accompagnerà oggi, diffondendosi persistente tra le stanze della mia casa.

P.S. Un consiglio di ascolto: se avete poco tempo, ascoltate solo le parti corali (e naturalmente il caos iniziale). Resterete stupiti della loro modernità. E se volete seguire il testo, provate a scaricare la partitura da questo link di International Music Score Library Project(IMSLP). In questa pagina ci sono anche i download del manoscritto.

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