giovedì 14 gennaio 2010

Giuseppe Verdi,
Macbeth

"Quest'opera [...] ti mette davanti Verdi faccia a faccia: un genio ancora barbaro, ma genio fino alla punta dei capelli." E' sempre Pestelli che parla. Vogliamo metterci che il 1847, anno della prima rappresentazione, era solo ad un soffio da quel '48 "primavera dei popoli" che sconvolse l'Europa? Certe cose i geni le sentono e particolarmente geni come Verdi che alla politica un occhio ce lo buttava...

Non ricordo la circostanza del mio primo ascolto di Macbeth ma ricordo l'impressione di un commento a caldo di un mio amico veronese dei vent'anni - purtroppo perso per strada come altri - "Ah, Macbeth! Il coro delle streghe, che meraviglia..." che mi aveva sempre incuriosito di andarlo a sentire. Quel commento si confonde con la luce dei suoi occhi e con l'Arena dove saremmo andati più tardi (per Bohéme?).

Tanto per smitizzare, oggi mi sono concessa un ascolto dissacrante: ho messo su l'opera mentre pulivo i vetri delle mie 7 finestre. In realtà sono arrivata a 3; poi ho lasciato perdere e mi sono messa ad ascoltare, perchè Verdi, che non si è lasciato scomporre, continuava a lanciarmi addosso tutti i suoi cori e scoppi dell'orchestra, streghe, Lady Macbeth e cavalieri pusillanimi compresi.

Scavando nei ricordi, utilizzai Macbeth in più di un seminario che tenni per le scuole superiori nel 1998 e nel 1999, fresca di laurea. Tentando di colmare l'atavica lacuna musicale delle nostre scuole, affiancavo l'insegnante di letteratura con una serie di ascolti e presentazioni musicali che si riagganciavano al programma di italiano. Ai ragazzi Verdi piacque e ne rimasero paradossalmente più colpiti quelli dell'Istituto industriale che quelli del Liceo. Ah, le mie prime prove didattiche...mi sembrano perse nella notte dei tempi...

Ascolto adesso (in un CD copiato, confesso! ma quando me lo feci passare da un cara amica musicologa, 12 anni, fa ero povera...) proprio la versione citata da Pestelli, Cappuccilli/Ghiaurov/Verrett diretti da Abbado con l'orchestra della Scala. In effetti, la perfezione...

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