martedì 23 febbraio 2010

Richard Wagner,
L'olandese volante 214/36

Primo ascolto wagneriano tra gli immortali. Pestelli dice che per conoscere Wagner è bene cominciare da qui; di certo l'overture di questa opera è affascinante e ti porta via come una folata di vento, verso orizzonti aperti e terribili.

La versione che avevo in casa è un'incisione storica del 1944, Clemens Krauss alla testa della Bayerischen Staatsoper e il leggendario Hans von Hotter nelle vesti di Dalan. Devo aver comprato questo CD in qualche svendita d'occasione, mi pare di ricordare vagamente "Il Libraccio" sui Navigli milanesi, nell'anno in cui abitavo lì. Era sicuramente prima di diventare acerrima nemica delle edizioni storiche, astenendomi assolutamente dall'ascquistarne: generose di fruscii e gracchi che niente hanno a che vedere con la musica, difficilmente ci dicono granchè dei loro passati splendori. Ad ogni modo, per oggi ce la facciamo bastare.

Si ha un bel criticare da parte dei musicologi del Novecento ma alla fine Wagner è sempre Wagner. Eccessivo, travolgente e stravolgente, grandioso e ineffabile, ha permeato talmente la nostra cultura, musicale e non, che ormai è parte di noi, al di sopra di ogni giudizio, al di là del bene e del male.

L'altro nome di questa opera è Il vascello fantasma ; in effetti la leggenda parla di una nave fantasma che non riesce a tornare a riva e viene avvistata dai marinai nelle notti di tempesta. Wagner, dal canto suo, aveva rischiato di fare la fine del topo su un vascello simile nel 1839 quando, tentando di scampare ai creditori scappando a Londra, aveva fatto quasi naufragio. La prima dell'opera è datata 1843 e segna l'inizio del nuovo corso wagneriano: leit motiv, melodia infinita, mito e folclore. Non manca nulla per fare un giro sulle ali della grande musica...

Nessun commento:

Posta un commento