lunedì 22 febbraio 2010

Claudio Monteverdi,
Il combattimento di Tancredi e Clorinda
214/35

Dice bene Pestelli che "esistono musiche che sono più importanti che belle, voglio dire dove la bellezza conta meno del peso specifico della composizione." E questo è decisamente il caso: non vorrei apparire blasfema ai sacerdoti della storia della musica ma alcune opere del primo barocco sono davvero difficili da digerire, anche quando sono scritte da Monteverdi su un testo di Tasso. Forse il busillis sta nel fatto che, come dice più avanti il nostro, "il gesto teatrale sembra suggerire l'invenzione musicale; qualche volta più che suggerirla la sostituisce addirittura." E dunque, se noi questo gesto teatrale non lo vediamo, la musica da sola perde parecchio.

Approfitto per una volta di un ascolto fatto per lavoro, unendo per così dire l'utile al dilettevole. Anche se confesso che di dilettevole in questo Monteverdi ne sento poco: questi affetti esasperati, queste voci teatrali, sia pure spezzate da alcune felicissime invenzioni strumentali, non mi conquistano.

E dunque ascolto i circa venti minuti di questo Combattimento con le orecchie della mente ma non con quelle del cuore, da un'edizione miscellanea che raccoglie musiche barocche sulla Gerusalemme liberata; chissà se l'incisione consigliata da Pestelli, il classico e insuperato Consort of Musicke diretto da Antony Rooley avrebbe fatto la differenza...

Nessun commento:

Posta un commento