giovedì 18 marzo 2010

Hector Berlioz,
Les Nuits d'été
214/46

Forunata coincidenza l'immortale di oggi: sto lavorando ad altro di Berlioz e mi gusto anche queste Nuits d'été, così vive e coinvolgenti. Berlioz è un genio di cui si comprende ancor di più dal confronto con i suoi tempi. Moderno, modernissimo, troppo moderno per non essere guardato con sospetto, per non avere successi solo parziali, innegabili ma anche scomodi.

Figlio di un medico che nella buona educazione borghese impartita al figlio aveva messo anche la musica, Berlioz scoprì che la sua era una vocazione travolgente a Parigi, dove si era trasferito per studiare medicina. E qui comincia a fare il "figlio pazzo": spende il mensile del padre per pagare i musicisti che possano eseguire i suoi lavori faraonici e puntualmente stroncati, contrae debiti che poi dovranno essere rifondati dallo sconcertato genitore, arranca in camere bohemienne facendo lavoretti per mantenersi, prova e riprova il Prix de Rome, si innamora perdutamente di attrici di teatro, viene lasciato da fidanzate realistiche e poco disposte ad aspettare i suoi chimerici tempi di matrimonio. Insomma, una vita vissuta intensamente in cui la passione per la musica si alimenta a quella per la letteratura, musa concreta di molte composizioni. Come questa che sto ascoltando: un insieme di sei Lieder per voce e orchestra su testi di Théophile Gautier, prima stesura per voce e pianoforte 1855.

Ascoltando Berlioz si pensa già a Baudelaire, più giovane di 18 anni: quella sensualità profonda che scorre come un fiume sotterraneo e silenziosa scava caverne fantastiche nel nostro inconscio, tirando fuori i sentimenti più forti e riposti. L'orchestrazione, come riconoscono tutti, è il punto di forza di qusto compositore: inconsueta, spiazzante, gigantesca. (E proprio questo gigantismo fu il tallone d'Achille del nostro ai suoi tempi: dove trovare quelle masse orchestrali e corali che potessero eseguire le opere di uno sconosciuto?)

E forse il miglior commento a questi brani sono proprio alcuni famosissimi versi del poeta francese, tratti da Profumo esotico. Siamo nel 1857, appena due anni dopo le nostre musiche. Eccoli:

Guidato dal tuo profumo verso climi che incantano,
vedo un porto pieno d'alberi e di vele ancora
affaticati dall'onda marina,

mentre il profumo dei verdi tamarindi che circola
nell'aria e mi gonfia le narici, si mescola nella mia
anima al canto dei marinai.

1 commento:

  1. http://www.lepos.it/home/php/schede/scheda_libro.php?id_lepos_libro=1086

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