domenica 4 aprile 2010

Felix Mendelssohn Bartholdy,
Sinfonia Italiana n.4 op.90
214/49

L'immortale di oggi ha deciso di venire fuori dalla radio della macchina, mentre cercavamo di uscire da Roma iniziando un lungo viaggio verso il sud. Andando a passo d'uomo, l'Italiana era quello che ci voleva per tirare un po' su il morale e darci un'illusione di movimento. Ho scoperto che conosco questa sinfonia alla perfezione anche se non ricordo di averla ascoltata ripetutamente in una qualche stagione della vita come tanti altri brani e non so nemmeno se è contenuta nella discoteca di casa. Di fatto l'Italiana è un brano spesso trasmesso alla radio e eseguito nelle sale da concerto e contiene dei temi così cantabili e "facili" da rimanere impressi a lungo nella nostra memoria. Insomma, l'ho cantata dall'inizio alla fine.

L'incisione trasmessa era storica, l'orchestra della RAI di Torino diretta alla fine degli anni Settanta da un direttore che non conoscevo. Giusta nei tempi e nello spirito, godibile e assolutamente chiara nell'interpretazione. Riflettevo ascoltandola e cantandola su quanto complessa sia la scrittura orchestrale sinfonica rispetto alla musica scritta per il teatro d'opera, che ascolto così spesso per lavoro. Il gioco delle parti è simmetrico e ben delineato senza essere mai scontato; Mendelssohn riesce sempre ad infilare una modulazione, una sospensione, un colpo di timone che inattesamente vira verso altri lidi e i temi, in sostanza ripetuti mille e mille volte, restano sempre freschi e piacevolmente ricorrenti come onde marine.

Certo, cosa ci sia di "italiano" in questa sinfonia solo Mendelssohn lo sa. Pare che gli spunti di questo brano, poi rielaborati ovviamente, risalgano davvero ad un viaggio in Italia. Al di là di un vivace ritmo di salterello dell'ultimo movimento io non ci trovo molto. Ad ogni modo che questo capolavoro si chiami "italiana" non ci dispiace davvero...

Nessun commento:

Posta un commento