martedì 16 marzo 2010

Ludwig van Beethoven,
Trio op.97 Arciduca
214/45

"Vetta suprema nella musica da camera di ogni tempo." Così Pestelli su qusto trio beethoveniano: secco ed esaustivo, senza possibilità di repliche o ripensamenti. E siamo d'accordo anche noi.

1811 la data di composizione; Beethoven che è l'insegnante di musica dell'Arciduca Rodolfo d'Austria ha qualche giorno di tempo libero perchè il suo pupillo ha male ad un dito. Per fortuna, commenta Pestelli, visto che ci ha fruttato tale capolavoro! Ogni volta che ascolto Beethoven mi stupisco della sua modernità e lo confronto mentalmente con quanto si ascoltava nei teatri d'opera a quei tempi ma anche nelle sale da concerto. Insomma si usciva dal Settecento con le sue neoclassiche rigidità e prevedibili armonie (non parlo ovviamente di Mozart, che era considerato infatti da molti un eccentrico), soprattutto nella musica da camera che era destinata ad un consumo familiare, borghese e aristocratico non si voleva essere sconvolti da troppe novità. Eppure Beethoven riesce a mettercele, facendole passare, per così dire, dolcemente sottobanco. E così la musica che ascoltiamo piacque alle orecchie di allora ma anche alle nostre di adesso, sollevandoci in quei territori dell'assoluto che a volte ci sconvolgono con violenza ma a volte ci accompagnano con una carezza.

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